Il termine latino che ne individua la specie evidenzia la resistenza e la robustezza della pianta, ma anche la solidità e la forza del suo legno che presenta ottima durata anche se a contatto con acqua, perché è impregnato di tannini che lo rendono imputrescibile. Secondo Rudolf Steiner il preparato a base di corteccia di Farnia, interviene nel cumulo regolando il rapporto tra le forze prodotte dai diversi agenti di trasformazione dei quali ne contiene gli eccessi; anche nella pianta opera in tal senso, limitando il metabolismo e gli eccessi di vigoria quando necessario, in modo da non provocare squilibri nella crescita.
La corteccia di Farnia utilizzata per allestire il preparato 505 proviene da aziende di amici agricoltori ubicate nei naturali areali di crescita della pianta ai piedi della Valle Mongia dove esistono esemplari secolari. Dopo essere stata finemente triturata viene lasciata maturare nel terreno, in una zona dove le acque piovane si concentrano e si raccolgono naturalmente, di modo che il processo di trasformazione sia accompagnato costantemente dalla presenza di acque diventate stagnanti e dalla carenza di ossigeno. Interrata in autunno nel giorno di San Michele (il 29 settembre), viene prelevata dal suolo in primavera nel giorno di Pasqua, trasformata in una sostanza colloidale nera, leggera e profumata.